Migrantour Parma al Museo Guatelli

Migrantour Parma al Museo Guatelli

Il 7 settembre scorso Migrantour Parma ha partecipato alla festa del Museo Guatelli portando lo spettacolo “Nostalgia de Cordillera” a cura dell’accompagnatore interculturale Patricio Valderrama, conosciuto come “Pato”.

Il testo, autobiografico, ha ingrandito momenti della sua quotidianità consentendo al pubblico di entrare nel contesto sociale, politico e relazionale raccontato da Pato con grande intensità emozionale. Il dramma del padre che, durante la dittatura di Pinochet vede alla finestra una camionetta che porta via con la forza un vicino di casa (quelli che saranno poi desaparecidos), il terrore e i silenzi imposti ai bambini per proteggerli, ma anche la scelta successiva di partire, il desiderio e la paura che la accompagnano sempre. E poi la nostalgia, quel sentimento che mastica continuamente chi parte e chi lascia, quel sentire che non cessa quando si fa ritorno perché nel frattempo i cambiamenti hanno reso ricordo ciò che si aveva lasciato. La doppia assenza di cui scrive Abdelmalek Sayad. Il sentirsi fuori luogo qua e là. Tra le musiche di Verdi e musiche cilene il pubblico ha cominciato a sentirsi scomodo e a percepire la funzione di specchio che svolgono le migrazioni (ecco cosa siamo, ecco dove siamo!), si è commosso, qualcuna ha urlato “E’ vero!”. Ma soprattutto è stato in ascolto, ha ascoltato una narrazione messa in forma da Pato nei modi da lui scelti, senza rispondere a domande precostituite sul tema delle migrazioni (da dove vieni? Quando sei arrivato? Come stai qua?…).

Come nelle passeggiate interculturali anche qua l’accompagnatore è stato autore della storia e ha allestito uno spazio di ascolto, rendendo forse più evidente che ci sono azioni specifiche che ci costruiscono come soggetti/e nel mondo, fra cui l’atto di scegliere cosa dire e di come metterlo in forma. Come scrive Grada Kilomba: “Quando scrivo non sono l’Altra. Sono l’io. Non sono l’oggetto, ma il soggetto. Divento colei che descrive e non colei che è descritta. Divento l’autrice e l’autorità della mia propria storia. Divento il contrario assoluto di ciò che il progetto coloniale ha predeterminato. Divento me.”